mercoledì 29 febbraio 2012

"L'iniziazione" di Angela Visalli


Punteggio 183/250  (7.3 voto)

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Ho sempre creduto nella magia fin da quando ero piccola, il mio motto era "se credi ciecamente in qualcosa questa si avvererà" e puntualmente cosi accadeva, semplice coincidenza? Era quello che pensavo prima di scoprire di essere la discendente di una nobile famiglia di wicca, quelle che voi definireste "streghe", strana la vita.
Mi chiamo Alisa e ho 18 anni, fisicamente non sono tanto diversa da una qualsiasi altra ragazza della mia stessa età. Sono finiti i tempi in cui per essere una strega bisognava andare in giro vestite di nero, con gatto al seguito e un aspetto orripilante. Mi ritrovo invece ad avere un'altezza nella media, capelli lunghi castani un pò mossi e occhi dello stesso colore. Vesto sportiva, non disdegno però i miei adorati blue jeans preferiti, le mie passioni? la musica e il disegno, una ragazza normale no?
Ho perso entrambi i genitori all'età di 13 anni per cui sono stata mandata in un college, la cui retta mi viene pagata da un lontano parente. Il college si trova nel distretto del New Forest, una zona a sud-est dell'Inghilterra, nella contea dell'Hampshire, un posto tranquillo e abbastanza isolato, immerso completamente nel verde più totale.
Ma torniamo al punto principale, come ho fatto a scoprire di essere una wicca? una cosa è certa nessuno si è disturbato ad avvertirmi. Tutto è avvenuto un preciso giorno allo scoccare del mio 18° anno d'età, vi domanderete perchè non prima? Beh me lo sono chiesta anch'io. L'unica risposta plausibile è che le mie capacità mistiche stessero crescendo insieme a me e fino a quel giorno non erano ancora abbastanza mature da manifestarsi. Certo c'erano stati altri episodi un pò ambigui in passato, ma non ci avevo mai fatto particolarmente caso. Vi era inoltre un altro punto di cui ero all'oscuro, per essere considerata una wicca in maniera completa, bisogna essere iniziati, quindi l'iniziazione è una parte fondamentale del passaggio.
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Quella mattina mi alzai come al solito in ritardo, non sentendo suonare la sveglia, mi affrettai a vestirmi e feci una colazione di corsa. Una volta finito di prepararmi controllai l'orologio, erano già le 8 e 30 e non sarei arrivata mai in tempo alla lezione della prima ora. Desiderai fortemente di essermi svegliata mezz'ora prima. Riguardando per un secondo di nuovo l'orologio per essere sicura di che ora fosse, notai che questo ora segnava solamente le otto. O stavo perdendo la vista o ero in qualche modo capace di modificare la realtà a mio favore e chi avrebbe mai creduto in una tale pazzia? Di certo non una ragazza come me, con la testa sulle spalle. Eppure questi strani avvenimenti ultimamente capitavano spesso.
Guardando fuori dalla finestra, notai un pò di nubi ad ombrare il cielo, che avvolgevano il tutto in una cupa atmosfera. Ricordo di aver pensato: non sarebbe male se piovesse, almeno ci risparmierebbe l'ora di ginastica. Dopo pochi secondi dal cielo iniziarono a cadere le prime gocce d'acqua e in poco tempo una pioggia copiosa rese il cortile una piscina a cielo aperto, sicuramente impraticabile per qualsiasi attività fisica.
Il resto della mattinata trascorse normalmente, senza nessun altro fatto strano. Essendo sabato disponevamo del pomeriggio libero e decisi di fare una passeggiata tra i boschi. Amavo la natura e la pace che mi donava, inoltre lo strano temporale aveva lasciato il posto ad un cielo sereno. Quel giorno era il mio compleanno, ma non amavo molto festeggiarlo in quanto coincideva con la morte di mia madre. Di una cosa ero però contenta: finalmente maggiorenne avrei potuto scegliere liberamente cosa fare della mia vita. Ma non avevo fatto i conti col destino...
Incamminandomi per il sentiero, notai una strana calma. Di solito il bosco era una fonte inarrestabile di rumori, invece in quel momento la quiete regnava assoluta. Solo i raggi del sole irrompevano e si facevano strada in quella boscaglia. Il silenzio che mi circondava sembrava rappresentare perfettamente il mio stato d'animo. Senza accorgermene, mentre ero avvolta nei miei pensieri, misi il piede in una radice sporgente di un albero e caddi rovinosamente a terra, subito dopo provai un gran bruciore ad un ginocchio. La pelle sbucciata fuoriusciva insanguinata dal jeans strappato, inoltre la caviglia mi faceva un gran male. Sicuramente avevo preso una bella storta.
Il mio istinto mi spinse a poggiare le mie mani poco sopra la ferita ed inspiegabilmente questa si rimarginò all'istante. Uno strano calore fuoriusciva da esse, cercai di indirizzarlo con la mente anche alla caviglia e subito provai un gran sollievo.
Mentre ero ancora sotto choc per l'accaduto sentì le foglie muoversi dietro di me. Mi misi in ascolto forse si trattava di qualche animale, non erano rari in questa zona. Non riuscì ad intravedere nulla, ma il rumore si fece ugualmente più vicino. Cercai di rialzarmi da terra per non essere presa alla sprovista, ancora sbalordita dal non aver nessun tipo di dolore. I miei occhi notarono una figura muoversi nella penombra, ma non capì di chi fosse. «C'è qualcuno qui?» domandai con la sola risposta di una folata di vento, ebbi l'impressione che non ci fosse nessuno.
Ma all'improvviso mi sentì colpire in testa, mentre la vista mi si annebiava, intravidi una figura, stranamente familiare, davanti a me incappucciata. Altre figure ugualmente incappuciate mi circondarono. Venni bendata e portata via, poco dopo persi conoscenza per via del colpo subito e non seppi dove mi stessero portando.
Mi risvegliai in una distesa erbosa, il sole era da poco tramontato e il buio iniziava ad impadronirsi di quello strano ambiente. La notte ormai era alle porte e la luna piena faceva la sua comparsa, ero stata sicuramente diverse ore svenuta. La benda mi era stata tolta e ora potevo guardare i miei rapitori, ero ancora legata alle mani e ai piedi. Tutti intorno a me incappucciati erano intenti a preparare uno strano cerchio fatto di pietre. Un altare al centro del cerchio era stato preparato, su di esso varie candele che emanavano una debole luce che permettevano di vedere cosa ci fosse appoggiato, la vista di un calice e soprattutto di un coltello mi fece raggelare il sangue.
Non avevo nessuna idea del perchè mi avvessero rapito, nè che intenzioni avessero nei miei confronti. Cercai di attirare l'attenzione gridando e urlano, ma nessuno di loro si curò di me, ero legata saldamente e anche se fossi riuscita a liberarmi, mi avrebbero riacciufata in poco tempo.
All'improvviso una figura si pose davanti a me annunciandomi «E' arrivato il momento, alzati!» mi ordinò e io cercai di essere ubbidiente, non mi sembravano i tipi a cui piaceva essere contraddetti. Il tizio, dalla voce un uomo, mi spintonò fino al centro del cerchio, mentre tutti i suoi compagni si posizionavano intorno. Erano tutti vestiti con delle tuniche color amaranto, che li ricoprivano per la totalità del corpo, per cui non si riusciva a capire neanche se fossero uomini o donne. Una figura, diversa dalle altre per il colore della tunica bianca, emerse e si diresse all'altare proprio di fronte a me. Tutti quelli intorno salutarono quel fantasma bianco «Bentrovata alta sacerdotessa!».
L'uomo che mi aveva prelevato poco prima sostava ancora dietro me e iniziò a parlare «Ecco a voi alta sacerdotessa, la nuova iniziata alla nostra coven di New Forest. Essa stanotte riceverà la benedizione della nostra Dea Madre.» Un altro tizio si avvicinò all'altare dove poggiò un libro pronunciando «Ecco il Libro delle Ombre, nostra fonte di conoscenza.» Dopo aver sistemato il libro aperto in una precisa pagina, la figura al centro dell'altare iniziò a parlare.
«Grande Dea Madre, vergine, madre e vecchia, energia primordiale che costituisce tutte le cose.» la voce mi era familiare, ma non riuscivo a capire a chi appartenesse, continuai ad ascoltare cosa dicesse. «Ti rendiamo grazie per i doni che ci hai dato: acqua, aria, fuoco, terra e spirito l'aether il tutto che equilibra il mondo.» Quando pronunciò queste parole sentì intorno a me lo scorrere dell'acqua, il fruscio del vento, l'odore dell'erba e una gran forza dentro di me, restai meravigliata di quel groviglio di sensazioni. Le forze della natura mi possedevano ed ero estasiata, non ricordavo più neanche dove mi trovassi. Mi ritrovai in un prato in pieno giorno, il sole mi abbagliava gli occhi, ero piccola e quello era uno dei miei più bei ricordi, davanti a me il viso di mia madre che mi sorrideva felice. La magia svanì quando l'alta sacerdotessa riprese a parlare.
«Vengano i guardiani dei cinque elementi, i sephirot.» Ad uno a uno mi passarono vicino altri esponenti di quel strano gruppo, man mano che si manifestavano riuscivo a percepire chiaramanete i cinque elementi intorno a me. Stufa di non sapere cosa stesse accadendo decisi di ribellarmi urlando la mia frustazione «Ma si può sapere chi diavolo siete e perchè mi trovo qui?!»
L'uomo dietro di me sembrò molto alterato della mia mancanza di rispetto, stava per rispondermi in malo modo, quando l'alta sacerdotessa, come veniva chiamata, intervenne. «Aron sai benissimo che la nostra morale è fare ciò che si vuole senza fare del male a nessuno e anche le parole possono ferire, dobbiamo invece capire il momento di smarrimento della nostra iniziata e la sua voglia di conoscenza.»
Presi la palla al balzo e mi rivolsi direttamente a lei «Quindi tu puoi spiegarmi cosa diavolo sta accadendo?» E questa prendendo il pugnale in mano mi fece pentire di aver aperto bocca, mentre stavo per immaginare il peggio, mi disse «Noi siamo una congrega, coven di wicca o semplicemente streghe. Questa notte, di fronte alla luna piena e a tutti noi, anche tu sarai iniziata e il passaggio sarà definitivo.»
Detto ciò con il coltello nella mano destra si praticò un lungo taglio nell'altra mano, stringendola a pugno fece cadere alcune gocce in un calice. Posò il pugnale e prese in mano il calice, allontanandosi dall'altare mi si avvicinò. Una volta che mi fu davanti riuscì a vedere il suo volto dall'interno del cappuccio. Non vedevo quel viso da cinque anni, eppure ne ricordavo perfettamente ogni minimo particolare. Le lacrime mi scesero a fiumi e non riuscì a trattenermi, sentivo un forte nodo alla gola, poteì solo pronunciare una semplice parola «Mamma!»
Dopo un primo momento di smarrimento, la rabbia mi si impossessò, per cinque anni avevo creduto mia madre morta e invece ora me la ritrovavo viva e vegeta davanti a me, per giunta insieme a questi strani tizi. La mia rabbia esplose in un vortice fortissimo di vento che fece sobbalzare l'alta sacerdotessa e la scagliò alcuni metri più avanti, facendola quindi cadere a terra. Subito furono tutti intorno a Lei, per cercare di aiutarla a rialzarsi ed accertarsi che non si fosse fatta male, ma lei rifiutò ogni mano e si sollevò da sola.
«Lasciatemi stare, non è un problema. Ero perfettamente cosciente di quello che avrei stimolato in lei.» e rivolgendosi a me disse «Alisa, figlia mia, so bene cosa stai provando in questo momento, ma sono stata costretta a lasciarti vivere la tua vita. Speravo che i poteri non si manifestasserò in te e invece ogni giorno le mie fonti mi informavano dei progressi che facevi e il mio cuore piangeva. Ormai è arrivato il momento per te di diventare una strega a tutti gli effetti. Non ti sei forse accorta anche tu dei tuoi poteri, di cose strane che accadono dopo che hai pensato o desiderato qualcosa? Anche ora che mi hai spinto via.» Effettivamente aveva ragione, istintivamente sentivo dentro di me che qualcosa stesse sbocciando «Ma come hai potuto abbandonarmi?» dissi di nuovo in preda alle lacrime.
«Nella nostra coven di New Forest, le pretendenti all'iniziazione devono essere lasciate libere di sbocciare, dai 13 anni fino alla maggiore età. Fa parte della nostra tradizione, del nostro lignaggio nobiliare, a chi non rispetta le nostre leggi viene impartita una giusta punizione. Ma non ti preoccupare ben presto sarai messa a conoscenza di tutto quello che c'è da sapere.» Cosi dicendo mi si riavvicinò col calice a cui erano state di nuovo versate altre gocce del suo sangue e me lo porse. Non so cosa mi spinse a prenderlo e berlo tutto di un fiato, ma lo feci senza neanche rendermene conto, ero come in trance.
Appena quella linfa vitale mi si riverso in bocca e poi giù in gola, sentì un fremito percorrere tutto il mio corpo e caddi a terra in ginocchio. Chiusi istintivamente gli occhi, le mie orecchie si spalancarono e mi resi conto di percepire ogni minimo rumore, anche quelli non percepibili dall'orecchio umano. Mi sentivo un tutt'uno con la natura che mi circondava e riaprendo gli occhi mi guardai le mani. Esse emanavano una luce profonda, una forza immensa, che ora ero consapevole di saper gestire.
Mia madre mi informò di qualcosa di cui ero in fondo già consapevole «Il passaggio è avvenuto, gli elementi ora non ti sovrastano, ma li governi con le tue mani. Ringraziamo la Dea Madre per il dono che ha concesso alla nostra nuova compagna.» E tutti in coro risposero «Ti ringraziamo O Dea Madre!» Quindi mi rialzai e compresi di essere cambiata in quell'istante, ero diventata una wicca e niente mi avrebbe potuto riportare indietro. Ora ero una strega, non più una semplice ragazza, e lo sarei stata per sempre!

Fine

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